La
58esima assemblea annuale della Confetra, la Confederazione Generale
Italiana dei Trasporti e della Logistica, ha consentito di tracciare
un bilancio dell’attività di settore ed aprire nuovi scenari
futuri, grazie soprattutto alla nota congiunturale che semestralmente
viene redatta e presentata alla stampa ed all’opinione pubblica.
L’indagine della Confetra si estende su tre attività fondamentali:
l’autotrasporto a carico completo (sia nazionale che internazionale),
il trasporto di collettame (corrieri) e le spedizioni internazionali
(modalità e relazioni di traffico).
In questa direzione, nel primo semestre del 2004 rispetto all’analogo
periodo dell’anno precedente, nel trasporto nazionale non si è
registrato per i carichi completi un sensibile aumento del numero di
viaggi effettuati (+1,7%), che ha sostanzialmente lasciato piatto il
fatturato. Andamento più positivo invece per il bilancio del
trasporto di collettame (+4,5%), anche per la tendenza delle aziende
ad ordinare quantità di merci più piccole ma con maggiore
frequenza. Nel trasporto internazionale su strada, invece, i valori
di crescita sono stati di maggiore rilievo (+6,8%) e ciò sia
per il numero superiore di viaggi, sia per il migliore fatturato dovuto
essenzialmente a viaggi di media e lunga percorrenza.
Nel nostro Paese, dunque, pare essere in atto una timida ripresa del
settore dei trasporti, peraltro trainata più dall’export
che dai consumi interni. Nelle spedizioni internazionali, cosa assai
inconsueta, la tipologia di trasporto aereo ha mostrato una leggera
e forse inattesa crescita, mentre la vivacità maggiore è
derivata dalle linee marittime.
Basti pensare che proprio dai trasporti su mare è stato possibile
registrare un incremento del 14%, contro il 6,8% del trasporto su gomma
ed lo 0,5% di quello aereo. In difficoltà rimangono invece le
spedizioni ferroviarie (-8,7%), che già da tempo sono alla ricerca
di un rapido riscatto.
In questo contesto, segnalano dalla Confetra, occorre rivalutare la
politica delle infrastrutture, cosa che nel precedente decennio pareva
non essere tanto indispensabile.
Così, mentre nel resto della U.e., negli ultimi venticinque anni
aumentava del 73% la rete autostradale, in Italia si è registrato
un timido aumento del 10%. Senza peraltro provvedere per tempo a completare
una sola linea dell’alta velocità ferroviaria.
Eppure, secondo molti indicatori economici, tra una decina di anni il
trasporto delle merci e dunque la logistica italiana potranno valere
tra il 15 ed il 20 per cento del Pil nazionale. L’Italia e soprattutto
i suoi porti, potrebbero diventare il baricentro dei traffici tra l’Europa
ed il cosiddetto Far East e la Cina, che da soli disporranno fra non
molto di oltre il 50 per cento della capacità produttiva.
Per giungere a risultati positivi nel campo dei trasporti, sostiene
la Confetra, è necessaria una politica coraggiosa degli investimenti,
che a fianco di auspicabili interventi governativi sappia rendere più
competitivo il sistema logistico nazionale.
Per l’Italia, è stato più volte sottolineato, è
giunta un’opportunità di sviluppo che deve passare attraverso
la creazione ed il potenziamento delle infrastrutture nell’arco
dei prossimi due anni. Attendere oltre significherebbe portare il Paese
ad essere il fanalino di coda in Europa.
Questa opportunità, è stato ribadito dal presidente di
Confetra, Giuseppe Smeriglio, può essere definita come la globalizzazione
di ritorno dai Nic (new industrial countries), che ci invadono di manufatti
a bassissimo costo. Nel 2015, infatti, sia la Cina che il Far East disporranno
di nuove capacità produttive in grado di moltiplicare di quattro
volte le esportazioni di manufatti verso l’occidente via mare e
attraverso il canale di Suez.
Questa movimentazione e il loro indotto hanno l’Italia e in particolare
Genova come baricentro per tutta l’area europea, ma occorrerà
saperlo dimostrare sfruttando al meglio l’occasione. Per la Confetra,
dunque, non è affatto esagerato affermare che tra dieci anni
il trasporto e la logistica italiana potranno ricoprire il 20 per cento
del Pil nazionale e proprio per questo motivo occorrerà saper
compiere scelte strategiche giuste, per non avere imprese deboli in
un territorio leader.
Quali dunque gli interventi suggeriti dalla Confederazione generale
italiana dei trasporti e della logistica? La migliore risposta trova
realizzazione nell’avverarsi di alcune condizioni.
La prima prevede il completamento ed il rafforzamento delle grandi tangenziali
di Mestre, Bologna, Milano, Roma e Torino. Inoltre, occorrerà
investire pesantemente nei porti contenitori (Genova e Trieste innanzitutto)
ed attivare l’autostrada Brescia-Bergamo-Milano, completando nel
contempo la Salerno-Reggio Calabria.
La seconda condizione è la creazione di “hub-logistici”
nei quali le merci possano essere stoccate, lavorate e preparate per
la distribuzione. L’Italia era partita bene con gli interporti
(che gli altri paesi hanno poi copiato…), ma improvvisamente si
è fermata ed allo stato attuale tutto è rimasto solo sulla
carta. Come per altre infrastrutture, occorre sacrificare una piccola
parte del territorio designandola come zona logistica, nella quale gli
operatori si possano insediare secondo uno schema preordinato.
Più che di risorse finanziarie, è stato ribadito, occorrono
terreno a basso costo e capacità di pianificazione, mentre l’ente
pubblico deve solo sostenere l’onere della viabilità stradale
e degli impianti ferroviari che i privati non possono ovviamente finanziare.
La terza condizione prevede la creazione di presupposti per cui l’Italia
sia attrattiva per un investitore che voglia installarvi la sua sede
europea, con tutte le funzioni che essa comporta. Servono non soltanto
infrastrutture fisiche, ma anche normative attraverso l’abrogazione
di leggi vetuste e che allontanano gli investitori esteri anziché
avvicinarli. Fare impresa in Italia, ha detto lo stesso presidente di
Confetra, trova troppi ostacoli burocratici, costi inutili e non poche
lungaggini.
Fra questi presupposti, poi, non si può dimenticare la formazione:
se oggi il mestiere più richiesto è quello del venditore,
il secondo è l’operatore della logistica nelle sue diverse
specializzazioni. Occorre pertanto una brusca accelerazione generale
delle scelte e dei processi: prigionieri di veti incrociati e di procedure
complesse, la logistica italiana si muove ad una velocità che
non è congruente con il resto del mondo.
Infine, la quarta ed ultima condizione riguarda l’ammodernamento
dell’assetto normativo di settore ed in particolare la riforma
dell’autotrasporto, che abbisogna urgentemente dell’abolizione
delle tariffe obbligatorie. Fra le altre cose, occorre anche una riforma
delle gestioni portuali che tenda a promuovere l’imprenditorialità
e ad attivare gli investimenti dei privati. Inoltre, bisognerà
prevedere anche una diversa disciplina del traffico urbano, che attualmente
penalizza la distribuzione in conto terzi e rilanciare il trasporto
combinato ferro-gomma, per il quale sono stati stanziati pochi finanziamenti
ancora non utilizzati a causa di ostacoli burocratici. Tutto ciò
ha provocato una frammentazione del settore fortemente nociva, che dovrebbe
essere combattuta con un processo di aggregazione delle imprese.
Il rilancio di patto per la logistica, con più forza e convinzione,
formando un tavolo comune con enti locali, sindacati, società
di gestione autostradale e ministeri, è la migliore soluzione
che la Confetra ha auspicato per rilanciare la competitività
del trasporto ed offrire nuove opportunità a tutto il Paese.
Il
presidente Smeriglio:
Grazie anche alla logistica, il Trasporto
è diventato la punta di diamante del Paese
La 58esima assemblea della Confetra, la Confederazione Generale Italiana
dei Trasporti e della Logistica, che come ogni anno rappresenta un
importante momento per tracciare le linee guida e le future strategie
del settore nazionale dei trasporti, è stata l’occasione
per fare il punto della situazione con il presidente Giuseppe Smeriglio,
da due anni alla guida di questa importante confederazione.
Presidente Smeriglio, com’è cambiato in questi ultimi
anni il settore dei trasporti e della logistica italiana?
“In passato il nostro settore è sempre stato percepito
come marginale rispetto ai restanti che gravitano attorno alle attività
industriali, forse perché non produce beni in maniera diretta,
nonostante storicamente i trasporti abbiano sempre rappresentato il
motore dell’economia italiana. Oggi, finalmente, tutti si sono
accorti che grazie anche alla logistica, il nostro settore è
diventato la punta di diamante del Paese ed una grande opportunità
per tutto il tessuto socio-economico.”
Si parla spesso di trasporti combinati fra loro e perfettamente
integrati. Tuttavia, non sembra che vi sia tutta questa convinzione
ed i problemi da risolvere sono ancora molti. “Cominciamo
ad assistere a cose interessanti e il trasporto combinato è
in continua crescita in tutto il Paese. Certo, siamo solo agli inizi
ed è nostro auspicio che il Governo, come ha più di
una volta assicurato, sappia dare un forte impulso attraverso opportuni
finanziamenti. In ogni caso credo che questa possa essere una importante
opportunità per disintasare le strade nel futuro.”
Però
il settore dei trasporti, almeno quello su gomma, lamenta carenze
e una scarsa attenzione sui problemi che rendono il mercato sempre
più agguerrito e concorrenziale, soprattutto da parte delle
imprese straniere.
“Il mondo della gomma deve sicuramente guardarsi da una competizione
europea molto forte, da regole diverse ed è chiaro che le piccole
e medie aziende che hanno sempre vissuto sulla flessibilità
e capacità in questo, dovranno ristrutturarsi ed accorparsi
per essere maggiormente competitive in campo internazionale.”
Dunque, cosa occorre fare per rilanciare il settore italiano dei
trasporti in campo europeo?
“Credo sia indispensabile far crescere le aziende, la professionalità
degli operatori e dotarsi di un apparato logistico in grado di coordinare
tutta questa movimentazione. Auspichiamo che ci siano imprese italiane
che possano distinguersi ed in grado di essere paritetiche alle grandi
aziende europee.”
Un’ultima battuta: come può il vostro settore e in
particolare la logistica intervenire sui grandi temi della sicurezza
stradale, vera spina del fianco anche del sistema viario italiano?
“La logistica è obbligata ad intervenire in questo
senso, realizzando nuovi metodi per organizzare al meglio la rete
dei trasporti soprattutto su strada, attraverso l’assunzione
di regole serie, rispettate e finalizzate a garantire pari competitività
su tutte le modalità di trasporto.”
Un auspicio che vogliamo anche noi condividere.
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Chi
è Giuseppe Smeriglio, presidente di Confetra, la
Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della
Logistica? Nato nel 1958 a Pinerolo, in provincia di Torino,
è coniugato ed ha due figli. Diplomato in ragioneria
ed iscritto alla Facoltà di Economia e Commercio,
è stato impiegato presso una piccola azienda torinese
di trasporti, per diventare poi assistente del direttore
tecnico presso la TNT Traco SpA. Di seguito, presso la
stessa azienda, ha ricoperto gli incarichi di direttore
operativo, direttore d’esercizio, direttore generale,
amministratore delegato di TNT Central Service e di TNT
Global Express. Attualmente è direttore generale
della Divisone Cargo di Trenitalia SpA ed oltre ad essere
presidente di Confetra lo è anche dell’Associazione
provinciale delle aziende industriali dei trasporti presso
l’Unione Industriale di Torino. Past president di
Fedit (Federazione Italiana Trasportatori) e del Cuea
(Consorzio Universitario di Economia Aziendale) è
anche membro dell’Aspen Institute Italia e dell’Ambrosetti
Club.
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il
Presidente della Confetra Giuseppe Smeriglio
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